Nella mia testa c’è una guerra.
Da una parte ostinati ricordi mi spronano a combattere per continuare a vivere, dall’altra disperati pensieri mi obbligano a non crederci più. I pensieri sono sguardi freddi, senza espressione, duri. Non hanno lacrime da versare, non hanno nemmeno il desiderio di farlo, stanno lì, silenziosi.
Voglia di vivere nei ricordi, tempo di morire nei pensieri.
Mi dicevi: il destino non si conclude nel ricordo di una sconfitta ma nella riserva di una speranza. Sei sempre stato un padre tremendamente orgoglioso ed affezionato, una forza granitica, una limpida fonte di conforto per ogni avvenimento infausto. Ci vorrebbe una scala per arrivare a te e riprendere il mio posto con feroce tenacia, ci vorrebbe un miracolo per restare qui a superare ostacoli e difficoltà con la fretta di lasciarmi l’indefinito alle spalle.
Nella penombra di una piccola luce l’odore della notte è mite, squame d’argento poggiano sulla coperta bianca disegnata da minuscole rose, squame che sembrano definire i contorni di un angelo.
Poi …
Si apre piano la porta, passi lenti si avvicinano al letto. Avanzano ancora. Sul camice bianco è ricamato un nome. Pezzi di me entrano nelle sue mani. Controlla il battito del cuore e la regolarità del respiro fino a quando quei pezzi fuggono via. Mi guarda ed io guardo lui senza parlare, quasi in attesa di un evento che debba compiersi. I pochi minuti che rimane con me sembrano eterni, tutto è silenzio. Sento il cuore battere forte, ho quasi timore che possa essere udito. Una cerimonia breve, militare. Pensieroso siede sul letto e scarabocchia con una matita una diagnosi incerta. Lascia il foglietto sul comodino tra la bottiglietta d’acqua e i fazzoletti di carta chiusi da un piccolo adesivo rosso a forma di cuore. Un cuore dimenticato.
Il suono dei suoi passi si allontana dal mio posto nel mondo.
La notte sta per finire, è quasi follia sperare di sopravvivere quando la carne non ha più valore. Una croce di legno appesa al muro e dannatamente storta proietta la sua ombra sul comodino, sulla diagnosi e sul piccolo adesivo a forma di cuore.
Con una immaginaria riga sottile unisco i ricordi ai pensieri: è la nuova via corazzata “al combattimento” e “alla fortuna”. Una via che non cede, non molla e non si arrende.
Costi quel che costi.
Ho il cuore pieno di quella riserva di speranza, mentre scrivo.